La tormenta di San Giovanni by Loris Giuriatti

La tormenta di San Giovanni by Loris Giuriatti

autore:Loris Giuriatti [Giuriatti, Loris]
La lingua: ita
Format: epub
editore: RIZZOLI LIBRI
pubblicato: 2024-01-15T12:00:00+00:00


16

L’alba iniziava lentamente a far luce sulla montagna ma il vento e la tormenta non calavano di intensità.

Attorno al grande tavolo il Vecio, Roberto, Paolo, Gabriele e Giulio avevano passato la notte senza chiudere occhio. Dal grande foro sul tetto dell’albergo, che aveva reso inagibile ogni possibile giaciglio, entrava il profumo dell’alba. Ogni ora del giorno, ogni stagione dell’anno, lassù portava con sé un odore differente.

Per Roberto ognuno di quegli effluvi era un ricordo, perfino il tanfo pungente dello sterco delle transumanze estive portava con sé la piacevole memoria della sua prima volta.

Roberto sul Grappa ce l’aveva accompagnato il nonno che condivideva con Giulio, dopo che era uscito da quell’ospedale maledetto che gli aveva rubato l’arto e la carriera nel calcio. Il pallone e quella gamba che non c’era più erano sempre stati un tutt’uno, incollati l’una all’altro e ora se ne erano andati assieme, per sempre.

Nonno Romeo quel Grappa lo conosceva perché ci aveva fatto la sua guerra. La chiamava sempre «la mia guerra». Della Grande Guerra ne faceva una questione personale, senza metterci quella enfasi da combattente che usavano gli altri. Del resto nel ’18 a chi fregava nulla di quattro cinni ammucchiati in quei budelli di fango puzzolente. Nessuno guardava con rispetto quei ragazzini nati a fine secolo, che comunque a qualcosa erano buoni: i loro stracci puliti e senza pulci erano una manna dopo che gli Striaci li avevano mandati al Creatore, anche se i veterani a volte manco aspettavano di vederli cadaveri prima di ripulirli.

Queste cose non si leggono nei libri; nei libri si dice solo che l’esercito italiano ha passato il Piave e travolto i nemici in fuga, mica si dice che i ragazzi del ’99, prima degli austroungarici, dovevano stare attenti ai veci. Quando lui e un paio di commilitoni si trovavano sotto i portici di piazza Grande per annegare nei ricordi e nel lambrusco, dicevano che pur di portare a casa la pelle l’anima al diavolo non l’avevano venduta, l’avevano regalata. Far cagher in scola ripetevano sempre! Rendere la vita difficile agli austriaci e non solo a loro, quello era stato vincere la loro guerra.

Quel giorno d’estate di tanti anni prima, il giovane Roberto e il nonno partirono all’alba da una Bologna addormentata e salirono in treno fino a Bassano del Grappa e poi con uno sgangherato autobus di linea fino ai piedi del grande sacrario bianco.

Roberto ricordava quel giorno con un misto di sofferenza e sollievo. Lungo i binari affollati le stampelle e il ricordo rendevano ogni passo difficile, ma suo nonno lo trattava come se fosse in grado di camminare con due gambe e non rallentava minimamente il passo.

Una volta salito sul treno, dentro allo scompartimento, sudato e carico di rabbia, Roberto riuscì a guardare il volto del nonno e vide due lacrime attraversare i solchi della pelle ruvida per fermarsi sui baffi folti e grigi.

Il nonno aspettò di vederlo seduto prima di dirgli che quel giorno, in quella maledetta stazione aveva appena attraversato il suo campo di battaglia e vinto il primo scontro della sua guerra.



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